Milazzo, alle prese con i furbetti del cartellino: un sistema di assenteismo diffusissimo in tutta Italia


Salvino Cavallaro – Ormai non sappiamo neanche più se definirla indignazione o profonda delusione. Il dilagante malcostume di un’Italia che è eternamente alle prese con le difficoltà derivanti da annosi problemi di etica professionale, ci fa pensare a una deriva di valori che sono emblematici di una confusione mentale sul netto distinguo del significato di bene e di male. Così, quasi con rassegnazione, reagiamo in maniera amorfa e distaccata a notizie che sembrano ormai di normale quotidianità. I “furbetti del cartellino” che fanno parlare di sé nei vari Comuni di un Paese come il nostro, che si caratterizza per la mancanza di lavoro, per la povertà galoppante e per le pensioni minime che riducono la dignità del vivere, si uniscono all’Italia del malaffare, dei sotterfugi, delle torbide acque che deturpano e offendono la purezza comportamentale di ogni uomo, che percepisce ancora la ricchezza e la fortuna di possedere un lavoro. E così l’Italia si unisce da Nord a Sud per fatti negativi, mentre si disgrega per le poche cose positive che sono rimaste. Dopo Sanremo, Biella e altri Comuni d’Italia in cui molti “lavoratori”, o presunti tali, timbravano il cartellino per andare a fare i fatti propri e non per rispettare il contratto di lavoro, adesso anche il Comune di Milazzo (Me) è stato macchiato da queste malsane abitudini “furbesche”(ma sono proprio così furbi?), che mettono in cattiva luce le tante persone perbene di una città fatta di grandi tradizioni, di storia e di bellezze paesaggistiche, capace di perdersi sistematicamente nel mare di una fragilità politica e sociale che risale alla notte dei tempi. Eppure, anche qui, in questo luogo dimenticato dalle già esigue opportunità lavorative d’Italia, non si percepisce l’importanza di coltivare in maniera corretta un lavoro che rappresenta la fortuna di restare a far parte delle proprie radici e di vivere accanto ai propri affetti più cari, senza l’esigenza di emigrare per necessità. Là, proprio nel cuore delle Istituzioni della città mamertina si è consumato, chissà da quanto tempo, il vizietto di truffare lo Stato e fregare gli altri, che poi saremmo tutti noi. Sembra quasi di sentire quella frase discolpante di niente, che si giustifica in un “così fan tutti” che non significa nulla, ed è preoccupante di un dilagante minimalismo morale che è capace di intaccare le coscienze più fragili. Una sorta di virus galoppante, che sembra inarrestabile nel suo processo di distruzione morale. No, se Milazzo aveva bisogno di uscire dal suo anonimato, ha scelto il modo peggiore per presentarsi davanti al mondo. Un neo indelebile che va a intaccare l’immagine della città e dei suoi tanti abitanti perbene. Il resto lo farà la Magistratura, con i suoi processi a carico delle persone che si sono resi responsabili di questo reato per truffa ai danni dello Stato. Intanto, dopo tutto questo polverone alzato dall’informazione dei media e dai social sparsi in ogni angolo del web, per Milazzo non sarà più la stessa cosa. Sì, perché sarà sempre più difficile spazzare via certi pregiudizi che, ingiustamente, coinvolgeranno tutti in un unico fascio d’erba.

Salvino Cavallaro

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